In Cina sono stati messi in azione due nuovi supercomputer quantistici: lo Jiuzhang 2.0 e lo Zuchongzhi 2.1, che utilizzano particelle di luce, ossia fotoni, per processare i dati a una velocità straordinaria.
I cinesi sono intenzionati a schiacciare la concorrenza americana in materia di intelligenza artificiale e computer quantistici. Grazie a ingenti finanziamenti e a studi fisici di elevata funzionalità, i cinesi hanno creato e messo in funzione due supercomputer velocissimi. Nel campo dei computer quantistici, i modelli Jiuzhang 2.0 e Zuchongzhi 2.1 possono essere considerati come i calcolatori più veloci di tutti i tempi. La conferma è arrivata da dei recenti studi pubblicati sulle riviste Physical Review Letters e Science Bulletin.
Lo Jiuzhang 2.0 è in grado di risolvere in un solo millisecondo un problema che il computer più veloce attualmente in funzione potrebbe comprendere e sciogliere in trenta trilioni di anni, anno più anno meno.
La potenza di calcolo è dunque miliardi di volte superiore a quella dei supercomputer utilizzati negli USA a livello sperimentale. Anche il primo computer modello Jiunzhang era a base quantistica, e dunque utilizzava fotoni che si muovono lungo delle guide d’onda abbinate fra attraverso schemi geometrici tridimensionali.
Ma la sua versione 2.0 è più veloce e affidabile, perché sfrutta un numero maggiore di fotoni. A partire dall’interferenza provocata da questi fotoni sulla propagazione della luce, l’elaboratore garantisce prestazioni mai concepite. Grazie ai centotredici fotoni utilizzati, il nuovo computer è molto più rapido e performante del suo già potentissimo predecessore.
Lo Zuchongzhi 2.1, invece, si basa sulla tecnologia dei superconduttori. La componente quantistica è quindi associata a una potenza energetica mai vista e quasi spaventosa. Secondo le stime, questo nuovo computer è circa dieci milioni di volte più rapido degli elaboratori più sofisticati, veloci e potenti in circolazione.
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Ma a cosa ci riferiamo quando chiamiamo in causa il vecchio computer più potente? Fino a poche settimane fa, il primato di potenza e velocità era associato ai circuiti di Sycamore di Google, un elaboratore sofisticatissimo da 53 a 44 qubit. Ora però i computer cinesi hanno reso obsoleto persino il Sycamore. Non c’è più gara. Il primo Jiuzhang, per intenderci, era basato su fotoni da 76 qubit.
Non sfrutteremo la potenza dei computer quantistici a casa nostra, almeno non nei prossimi anni. Per ora supercomputer del genere sono utili alle grandi industrie, alle compagnie spaziali, alle società informatiche che gestiscono miliardi di gybite di dati al secondo…
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Anche la scienza ha bisogno dell’apporto dei sofisticati computer quantistici. Per esempio, per calcolo delle mutazioni genetiche, per le previsioni finanziarie collegate alla salita o al calo dei prezzi delle azioni, per gestire le manovre nel volo ipersonico, nella progettazione di nuovi materiali, e altre cose che ora ci risultano inimmaginabili.
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