Uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature Communications ci descrive una nuova forma di autismo. Come riconoscerla e come trattarla…
Novità importanti sul fronte delle neuroscienze. Uno studio dei ricercatori dell’IIT di Rovereto e dell’Università di Pisa, pubblicato su Nature Communications, rivela la scoperta di una nuova e pericolosa forma di autismo.
La nuova forma di autismo scoperta dagli esperti
Sappiamo che esistono varie forme di autismo, differenti per sintomi, impatto e gravità. Si parte da leggere disfunzioni a livello neurologico e si arriva a severe forme di invalidità comportamentale e mentale.
I ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e dell’Università di Pisa hanno individuato una forma di autismo che pare causata da una specifica alterazione neuronale, ossia dalla presenza di un eccessivo numero di sinapsi nella corteccia cerebrale. Tale scoperta aiuterà gli specialisti a sviluppare trattamenti farmacologici mirati, cure che possano ripristinare o arginare queste alterazioni.
La scoperta dell’alterazione
Il gruppo di ricerca, in cui si sono distinti Alessandro Gozzi, coordinatore del Centro di Neuroscienze e Sistemi Cognitivi (CNCS) dell’IIT a Rovereto, Michael Lombardo, ricercatore senior all’IIT, e il professor Massimo Pasqualetti dell’Università di Pisa, ha rintracciato una disfunzione che riguarda i neuroni di un’area cerebrale deputata alla comunicazione.
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Questi neuroni presentano un eccessivo numero di sinapsi, ossia di canali microscopici di trasmissione di impulsi, funzionali per inviare e ricevere segnali tra neuroni.
L’alterazione è stata osservata e studiata su modelli animali tramite risonanza magnetica. E pare che sia associata a un malfunzionamento del meccanismo molecolare della proteina mTOR, responsabile della regolazione e della produzione di sinapsi. Questa proteina dovrà quindi essere il bersaglio dei trattamenti farmacologici.
Secondo i primi test, quando questa proteina viene inibita farmacologicamente, il numero di sinapsi ritorna a livelli fisiologici. In poco tempo, dopo il trattamento, si ripristina la corretta funzionalità dei circuiti neurali coinvolti.
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Ecco perché questa ricerca appare importantissima. Tutti questi studi sul cervello e le malattie del neurosviluppo ci aiutano a decodificare il complesso mosaico rappresentato dall’autismo, le cui cause sono molteplici e spesso sfuggenti. La sfida, secondo i ricercatori, è di identificare tutti i tasselli del mosaico mancanti, per creare tante terapie ad hoc.
I risultati della scoperta
Grazie alla scoperta di questa nuova forma di autismo, i ricercatori potranno comprendere disturbi simili e restringere il campo d’indagine. Anche se lo spettro autistico è vasto, c’è nuovo entusiasmo nel settore di studio.
Ad aiutare gli scienziati è intervenuto anche l’uso di sistemi di intelligenza artificiale, con cui si è scandagliato l’immenso database di pazienti con disfunzioni di connettività cerebrale simili a quelle riscontrate nei modelli animali con anomalia manifesta della proteina mTOR.