Nei giorni in cui i leader mondiali discutono di misure condivise per combattere il riscaldamento globale, gli scienziati lanciano l’allarme: i cambiamenti climatici porteranno la Terra alla distruzione.
Il 31 ottobre è partita a Glasgow la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, meglio nota come COP26. Ordine del giorno: approntare una strategia condivisa per combattere il cambiamento climatico.
La scienza non ha dubbi: l’effetto serra, il riscaldamento globale e l’innalzamento delle acque sono tutti fenomeni causati dalle attività umane inquinanti. L’allarme sui cambiamenti climatici è reale, nonostante lo scetticismo mostrato dai politici negli anni scorsi. È per esempio innegabile che i cambiamenti climatici stiano intensificando il ciclo dell’acqua. In alcune regioni le piogge sono più intense e foriere di inondazioni. In molte altre regioni, invece, la siccità è aumentata a livelli critici.
La situazione è gravissima: i Paesi industrializzati hanno guardato solo alla propria crescita, e hanno inquinato oltre ogni capacità di sostenibilità. Fra le maglie nere: Cina e India. Nessuno o quasi si è preoccupato delle conseguenze dell’inquinamento per il pianeta. I combustibili fossili bruciati dall’industria, nei trasporti e nell’agricoltura hanno portato a una concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera altissima: 419 parti per milione, questo il dato registrato nel maggio scorso (ed era a 400 nel 2015).
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Le conseguenze tangibili si esprimono in danni per la salute, catastrofi naturali (come alluvioni, incendi e siccità), e soprattutto con lo scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare. La devastazione è solo all’inizio. I cambiamenti climatici metteranno il mondo in pericolo, ogni giorno di più.
Secondo gli studi più aggiornati, ogni anno la Terra emette quaranta miliardi di tonnellate di gas serra (Co2, metano e biossido di azoto). A ciò si associa un aumento medio della temperatura di 3,3 gradi centigradi rispetto ai livelli del 1880.
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L’ultima volta che la Terra ha sperimentato una concentrazione così alta di Co2 è stato tre milioni di anni fa, quando la temperatura era di 2 o 3 gradi più calda e il livello del mare era fino a dieci metri più alto di adesso. E adesso gli esperti si aspettano un innalzamento delle temperature nei prossimi anni di 1,5 gradi.
Ma il problema più serio è che ora il pianeta è abitato da quasi otto miliardi di persone… In più esistono i cosiddetti Paesi emergenti che puntano soltanto a uno sviluppo industriale e sono poco sensibili al tema ecologico. Gli anni passano e il punto di non ritorno è ormai a un passo. Quantunque una parte dell’opinione pubblica continui a ignorare o a sottovalutare i rischi, i danni sono già concreti, per l’agricoltura, la salute e la biodiversità.
Il riscaldamento globale impatta sull’atmosfera, sulla salute degli oceani e dei ghiacci. Il mondo si sta distruggendo, ecco cosa afferma l’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico). L’innalzamento dei mari è un indice di allarme che sta sotto gli occhi di tutti.
Se l’uomo non riuscirà a diminuire le emissioni di gas serra, molte terre saranno sommerse o spopolate entro pochi decenni. Scompariranno le Canarie, le Maldive, Venezia, Miami, Amsterdam. Avanzeranno i deserti in Africa e Asia. La fauna ittica sarà sottoposta a uno stress estremo.
La politica, almeno a parole, si è impegnata per diminuire le emissioni. Come stabilito dall’Accordo di Parigi del 2015, il mondo vuole mantenere una media di + 1,5° nelle emissioni. Tuttavia, secondo gli esperti, se la quantità di gas serra non verrà dimezzata entro otto anni, non ci sarà più tempo per intervenire.
L’obiettivo è quello di giungere a un azzeramento nel 2050. Bisogna fermare l’uso intensivo di mezzi di trasporto inquinanti, bisogna smettere di usare energia prodotta da carbone e petrolio. Bisogna chiudere le vecchie centrali industriali più inquinanti. Ma è davvero possibile?
Gli scenari previsti dai climatologi sono noti. Se non invertiamo la rotta, ci aspettano disastri su larga scala. È certo. Alluvioni, siccità, incendi, desertificazioni, tempeste, tsunami, bombe d’acqua, carestie.
Si tratta di eventi che metteranno in ginocchio il pianeta anche dal punto di vista sociale ed economico. Non ce lo dimentichiamo.
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